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FarmVille: perché?

Pier Francesco Piccolomini

Pier Francesco Piccolomini

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Ho recensito la versione per iPhone di FarmVille, il più idolatrato dei browser game che ci propina Facebook , casomai ci avanzasse del tempo tra un pensiero profondo e una gemma di saggezza.

Facebook games

Il giochino, alla fine, è simpatico, ma un dettaglio che ho notato mi ha fatto perplimere: venticinque milioni di persone hanno cliccato sul suo bottone Mi piace. E mi sono domandato: esattamente, perché è successo? Così mi sono informato meglio, ed ho fatto una scoperta ancora più sconcertante: che gli account di FarmVille sono circa cento milioni. Ok: dov’è il trucco?

Tanto per essere chiari lo dico da subito: non l’ho capito. Sono riuscito solo a formulare qualche ipotesi, che volevo condividere con la comunità. Anzi, vi prego: se qualcuno si è fatto qualche altra idea, la scriva, sarà un ulteriore spunto per riflettere su un fenomeno troppo massiccio per essere ignorabile.

La gratuità del gioco, di per sé, non può essere un plus che giustifichi un successo del genere. Può al limite essere una concausa, ma secondo me molto secondaria.

Forse, quindi, il segreto sta nel fatto che il gioco è divertente. Insomma, nessuno passerebbe del tempo giocando ad un gioco che lo annoia, giusto? Allora la domanda vera è:  FarmVille è davvero divertente?

Ed è qui che il mistero diventa una selva oscura, perché la risposta è: no.  Le attività che devi compiere sono tutte di una noia incommensurabile, non c’è azione, non serve abilità, non serve l’intelligenza, ogni cosa è ripetitiva fino al paradosso e del tutto priva di interesse. E allora?

farmvilleAllora la spiegazione è (rullo di tamburi, prego): FarmVille gratifica il nostro bisogno di accumulare cose. Che sono il mezzo per accumularne delle altre ancora più belle e prestigiose. E così via. Senza fine. Da ciò si dovrebbe dedurre che il giocatore di FarmVille partecipi alla vita agreste 2.0 solo per avere sempre di più, e soprattutto, probabilmente, per avere più del suo vicino di fattoria.

Un’altra ipotesi è: le persone sentono così potente la pulsione di tornare alla terra che una simulazione di vita bucolica, ancorché noiosa come un’insalata scondita, sembra già meglio di un’altra coda sulla tangenziale. Ma più scrivo, meno questa opzione mi convince.

Altre ipotesi  non ne ho trovate. Però spero che il successo di FarmVille non sia davvero dovuto ad una versione virtuale di sindrome di Paperon De’ Paperoni. Spero che mi sia sfuggito qualche cosa, e che non ci siano veramente cento milioni di esseri umani in grado di passare ore infinite di noia insostenibile per poter pubblicare nella propria bacheca di Facebook: i miei porcellini grugniscono più forte dei tuoi.

porcellino farmville

Pier Francesco Piccolomini

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