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GLOP: i grandi flop di Google (nessuno è perfetto)

Laura Ceridono

Laura Ceridono

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Che mondo sarebbe senza Google? Tra Gmail, Google Maps, le immancabili ricerche online e gli altri innumerevoli servizi che utilizzo quotidianamente, Big G è parte integrante della mia vita. E di quella di miliardi di persone in tutto il mondo.
Google non è su Internet. Google È Internet. Solido, autorevole e inaffondabile.
O no? Per sconcertante che possa essere nessuno è perfetto, nemmeno il supersonico Google. Ogni tanto sbaglia anche lui. E quando sbaglia lo fa alla grande, ovviamente.
Quali sono i suoi flop? Cerchiamoli su Google:

1.Ti mando un wave. Appena capisco come si fa…

L’unione di e-mail, documenti, social media, instant messanging e… ho scordato qualcosa? Ecco, Google Wave è fallito perché troppo complicato. E perché nessuno ha mai capito veramente a cosa servisse. Doveva essere il futuro delle comunicazioni online, doveva dare nuova vita alle e-mail e trasportarle dentro i social media. Troppo ambizioso e troppo poco utile, è diventato presto, per Google, un passato da dimenticare.

2. Buzza via!

Una strana via di mezzo tra Twitter e Facebook, prontamente inclusa da Business Insider nella lista dei maggiori fallimenti tecnologici del 2010. Integrato in automatico dentro l’interfaccia di Gmail (ignorando le proteste di molti utenti preoccupati per la privacy), Google Buzz si è rivelato presto incapace di rappresentare un’alternativa ai social network più blasonati. Ed è stato prontamente dimenticato. Ma soprattutto, che caspita di nome è Buzz? Suvvia.

3. Orkut a chi?

Il rapporto con i social media è sempre stato complicato a casa Google. Se alla parola Orkut rispondi “a soreta” è perché non hai mai sentito nominare la rete sociale creata da Google nel 2004. Ma stai tranquillo, sono in pochi a conoscerla. E se è vero che in Brasile e in India Orkut è riuscito a raggiungere un buon bacino di utenti, in Europa e negli Stati Uniti non se l’è mai filato nessuno. Orkut è ancora aperto e funzionante, ma rimane poco glamuroso e sconosciuto ai più esattamente come lo era nel 2004.

4. La risposta è dentro di te, e però…

Geloso del successo di Yahoo! Answer, Big G decise di lanciarsi nell’interrogante e dubbioso mondo delle domande. Le risposte venivano elaborate da un team di ricercatori, ma la storia 2.0 insegna che gli utenti preferisco cantarsela e suonarsela. Meglio la sgrammaticata – e probabilmente inesatta – risposta di un altro utente come me, che le perle di saggezza di un qualche improbabile esperto. Se la tua domanda è che fine ha fatto Google Answer, la risposta è semplice: ha chiuso.

5. C’è vita su Google?

Se Second Life è morto, figuriamoci Lively. La sbiadita imitazione di Second Life fatta da Google è durata una manciata di mesi (nel 2008), il tempo che la gente si chiedesse “ma a che serve ‘sta roba?”. Il team di Lively (e i loro rispettivi avatar tridimensionali) sta ancora cercando una risposta…

Google è sempre Google e guai a chi ce lo tocca. Ma è confortante sapere che ogni tanto sbaglia anche lui.
E tu, ricordi altri flop del gigante di Mountain View?

Laura Ceridono

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